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13 DICEMBRE 2008

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La relazione con il Bund
Così come di norma l'Euribor segue il tasso Bce, gli Irs sono vicini ai tassi a medio-lungo termine europei (Bund tedesco in primis). Anche in questo caso la sfiducia sul mercato interbancario ha aumentato il divario sui tassi: a oggi l'Irs a 10 anni è al 3,90%, il Bund al 3,20%, a fronte di uno scarto di circa 30 punti base prima della crisi. Diversa la situazione per l'Irs a 30 anni, che è allineato al Bund soprattutto per le operazioni di copertura effettuate da banche e fondi pensione.
Le attese pr il 2009
Il Bund è sui minimi nell'era dell'euro, ma per gli analisti esistono ancora margini di discesa. «Stiamo entrando – spiega Giuseppe Maraffino di UniCredit – in un anno in cui i tassi saranno ovunque bassi come non lo sono mai stati: prevediamo una Bce all'1% entro giugno e ci aspettiamo un ulteriore adeguamento al ribasso dei rendimenti su tutta la curva degli Irs». Sulle scadenze più lunghe si potrà registrare una maggiore volatilità proprio per le operazioni di banche e fondi pensione.

Le conseguenze sui mutui a tasso fisso
Il differenziale Irs-Bund tenderà presumibilmente a ridursi nei prossimi mesi, e questo rappresenterà un ulteriore vantaggio per chi vuole contrarre un mutuo fisso. «Allo stato attuale – osserva Stefano Pignatelli di Aritma I.F. – esiste un certo interesse nell'optare per il tasso fisso, soprattutto su durate lunghe come 25-30 anni. Per chi vuole aspettare qualche mese, invece, le possibilità di assistere a una riduzione degli Irs sono superiori al rischio di vedere un aumento di questi tassi».

I NODI DA SCIOGLIERE
Il decreto Anti-crisi che stabilisce al 4% il tetto massimo per le rate da versare sui mutui a tasso variabile per tutto il 2009 è al momento al vaglio del Parlamento per la conversione. Non è escluso che alcune norme possano essere anche riviste: ecco le principali questioni che restano aperte e che il nuovo testo (o le successive disposizioni applicative) dovranno risolvere.

I mutui a tasso fisso
La loro esclusione dal decreto ha provocato proteste fra quanti hanno optato per una scelta prudente nei mesi scorsi. Anche secondo la Commissione tecnica della Camera, la norma creerebbe un'evidente «disparità», con conseguente rischio di contenzioso. L'estensione del decreto anche ai mutui a tasso fisso, tuttavia, risulterebbe (a differenza della norma attuale, depotenziata dall'abbassamento dei tassi Euribor) particolarmente onerosa e quindi di difficile praticabilità.

Il «tetto» del 4%
La formulazione poco chiara del primo comma dell'articolo 1 ha generato dubbi sull'inclusione o meno dello spread applicato dalle banche all'indicazione del 4%. L'interpretazione (verbale) di Abi e Governo sembra favorevole ai risparmiatori (il 4% sarebbe complessivo), sembra tuttavia opportuna anche una conferma formale. Quantomeno per evitare interpretazioni arbitrarie in futuro.

Le formule ibride
Il testo del Decreto si riferisce a «mutui a tasso non variabile» e dovrebbe quindi comprendere prodotti ibridi come i prestiti con opzione (a patto che nel 2009 non sia in atto la scelta del fisso), quelli con rata costante e simili. Non ci sono dubbi invece sull'applicazione a vantaggio dei mutui rinegoziati secondo la Convenzione Abi-Governo, espressamente prevista nel secondo comma. Anche per i mutui cartolarizzati non sembrerebbero esistere ostacoli.

Quali date?
Un po' di chiarezza, ai fini della stessa applicazione o della determinazione del «tetto», occorrerà anche sulle date da prendere in considerazione per i mutui oggetto di surroga o rinegoziazione: vale la data in cui è avvenuta l'operazione e i parametri stabiliti in quell'occasione o quelli del contratto originario?

L'applicazione
In teoria l'applicazione del 4% dovrebbe essere automatica e non dovrebbe quindi richiedere alcuna adesione formale da parte dei mutuatari. Resta da vedere in che modo le banche dovranno e riusciranno ad applicare il decreto (i tempi sono molto ristretti) e se verrà data comunicazione ufficiale a tutti i clienti interessati.

L'indicizzazione alla Bce
Come dovranno comportarsi le banche che devono offrire prestiti variabili indicizzati al tasso Bce a partire dal primo gennaio? Saranno complementari o escluderanno quelli legati all'Euribor? E in quale modo sarà determinato lo spread?

13 DICEMBRE 2008
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